Ospitiamo questa settimana un intervento di Elena Canadelli, ricercatrice di Storia della Scienza all’Università di Milano-Bicocca, curatrice della recente ristampa del libro che Schiaparelli dedicò all’evoluzione.
Ebbene sì, tra i numerosi argomenti affrontati da Schiaparelli c’è anche la teoria dell’evoluzione. Sul finire della carriera l’astronomo affiancò le sue passioni di sempre per Marte e le lingue antiche con una riflessione sul mondo degli esseri viventi. In un colloquio a distanza con le opere di Charles Darwin, Schiaparelli affrontò punto per punto, con un’ottica da matematico, i temi cardine messi in gioco dall’evoluzionismo, arrivando a formulare una propria teoria, da lui definita dell’evoluzione regolata o per tipi fissi. Il caso, che giocava un ruolo importante nella teoria darwiniana, lasciava il posto a un rigoroso e immutabile ordine matematico: sì all’evoluzione, dunque, ma solo se regolata da leggi inviolabili e necessarie.
Le riflessioni di Schiaparelli confluirono in un saggio di un centinaio di pagine dense e concise dal titolo Forme organiche naturali e forme geometriche pure. Studio comparativo; titolo forse un po’ complicato, ma non per questo meno suggestivo. Questo lavoro originale e poco conosciuto fu pubblicato nel 1898 dalla casa editrice Hoepli all’interno della raccolta di saggi Peregrinazioni antropologiche e fisiche dell’amico antropologo Tito Vignoli. Il saggio non mancò di suscitare discussioni e polemiche, che coinvolsero i principali matematici e biologi italiani. Per questi ultimi infatti era difficile vedere il multiforme mondo dei viventi ridotto a sole equazioni e curve algebriche. Il saggio di Schiaparelli è stato recentemente ristampato con una prefazione da me curata nella collana Ars et Labor dell’editore Lampi di stampa, scaricabile gratuitamente anche on-line sul sito www.milanocittadellescienze.it. Buona lettura!
Elena Canadelli
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