martedì 30 novembre 2010

Un amico da sempre: Giovanni Keplero


Un sogno attraversò la mente di Schiaparelli fin dalla giovinezza: compilare una storia organica dell’astronomia, come avevano fatto, tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, gli astronomi francesi J. S. Bailly e J. B. Delambre.
Schiaparelli non riuscì a completare un vero e proprio trattato, ma i suoi numerosi scritti sulla storia dell’astronomia antica rappresentano ancora oggi un caposaldo di riferimento per gli studiosi.
Alla ricerca storica Schiaparelli si applicò con lo stesso metodo e con la stessa tenacia di quanto fece per la ricerca osservativa e, sempre, con una particolare attenzioni alle fonti originali: alla fine della sua vita era in grado di leggere la lingua greca, ebraica, assira e babilonese e in queste lingue sapeva anche scrivere.
Tra gli astronomi “moderni”, poi, Schiaparelli si sentì sempre in profonda sintonia con il grande Keplero, del quale, nel 1857, scrive così nel suo diario da Berlino:

“Ho comperato appunto da Nicolai la prima parte della nuova edizione delle opere di Keplero…che uomo bizzarro e simpatico. In verità la mia testa è piccola piccola, ma pur simile alla sua. Anch’egli ha il vizio di divagare col pensiero in mille stravaganze; e anch’egli arriva alla settima pagina delle sue lettere senza aver fatto ancora parola del suo negozio principale. Egli dice in un certo luogo che l’anima di Pitagora è passata in lui; così io potrei dire che la sua è passata in me. Ambedue ci chiamiamo Giovanni; ambedue abbiamo grande simpatia per le speculazioni che riguardano l’Armonia del mondo; se al suo nome si aggiunge una S davanti al suo modo Ollandese, troviamo Skeppler, e quivi sono le stesse radicali che in Skiapparel! Ah, brutto pazzo!…Continuo a leggere ardentemente le opere di Keplero. Quest’uomo mi attrae in modo invincibile…. Joannes Skepplerus”
Crediti: Archivio storico dell'Osservatorio di Brera, Fondo G. V. Schiaparelli

mercoledì 17 novembre 2010

Quante belle cose!


Nel febbraio 1857 Giovanni lascia Torino, la famiglia, gli amici e parte per il viaggio che lo porterà a studiare a Berlino e poi a San Pietroburgo. Tornerà nel 1860, con in tasca la nomina a Secondo astronomo dell’Osservatorio di Brera. Così scrive nel suo diario:
Cose fatte nel mese di febbrajo
Metà del mese fu impiegato in preparativi, l’altra metà nel viaggio:
2 giorni a Savigliano
14 in Torino
1 in Savoja
1 in Lione
8 in Parigi
2 in Bruxelles
Riscossi franchi 825.
È uno dei più bei mesi della mia vita.
E vidi tante cose che per un pezzo non ne vedrò più.
Crediti: Archivio storico dell’Osservatorio astronomico di Brera, Fondo G. V. Schiaparelli

Crediti immagine: APOD del 4 novembre 2010
( http://www.brera.mi.astro.it/apod/ap101104.html)

martedì 9 novembre 2010

Una finestra su Montecitorio: 11 giugno 1878

Siamo a Roma, Camera dei Deputati, 10 giugno 1878. L’assemblea è impegnata nella “discussione dello schema di legge per l’acquisto di un refrattore equatoriale da collocarsi nell’Osservatorio di Brera”. Si tratta del telescopio Merz da 49 cm di diametro. Costo: 250.000 euro.
Discussione caldissima; il deputato Majocchi, prima di votare contro la proposta chiede, con grande ironia, il “decentramento tributario” per la provincia di Milano, in modo che essa “dopo che avrà liberato dalla tassa sul macinato due terzi della sua popolazione agricola, povera, che si nutre solo di granoturco, provvederà da sé stessa all’acquisto di un refrattore anche di 50 centimetri, non di soli 49.”
Alla fine l’acquisto viene approvato e, il giorno dopo, Quintino Sella così scrive al suo amico Schiaparelli:


Martedi 11 giugno 1878
Caro Amico,
eccoti il risultato della votazione a scrutinio segreto:
Favorevoli: 192
Contrari: 37
Votanti: 229

La votazione è veramente splendida. E negli uffici e nella Camera si disse esplicitamente che si dava il canocchiale perché vi era un astronomo che lo valeva.
La stima che si ha di te ci entrò per moltissimo nel voto.
Puoi quindi essere lieto e fiero della dimostrazione solenne tanto, che non ne ricordo l’eguale, che ti diede la tua patria.
I 37 voti contrari non eccedono che di una quindicina i soliti voti contrari a qualsiasi legge. Sono quindici determinati a votare contro qualunque spesa ed anche questo sentimento si capisce e va rispettato.

L’ultima sera mi parlasti di libri che trattano di antiche misure. Mandami l’indicazione dei libri od i libri stessi se sono a tua disposizione. Non li terrei gran tempo, ed ho la virtù rarissima di restituire i libri, perché mi spiace molto quando non mi sono restituiti.
Addio.
Tuo affezionatissimo
Quintino Sella


Crediti: Archivio storico dell’Osservatorio astronomico di Brera, Fondo G. V. Schiaparelli.








mercoledì 3 novembre 2010

Quanto conta l'istruzione?



Ecco cosa scriveva Schiaparelli a proposito della scuola:


“In quel tempo non v’era altra via per le Matematiche, nell’Università di Torino, che la carriera dell’Ingegnere; ebbene, per poter proseguire la linea di studi che più mi si confaceva, mi rassegnai a diventare ingegnere; e, nel novembre del 1850, fui iscritto a quel corso. Vi prevaleva il sistema di insegnare poco e bene. Una severità draconiana negli esami allontanava presto i pigri, i deboli e gli inetti. Di 55 che entrammo nel primo anno, uscimmo 15 dal quarto, laureati: è vero che di questi 15, tre diventarono più tardi senatori del regno, due arrivarono nell’esercito al grado di tenente generale, ed uno alla dignità di ministro del Re d’Italia. Tutti, professori e scolari, facevano il loro dovere; e non si perdonava ad alcuno.”


G.V. Schiaparelli, Lettera a Onorato Roux, 29 aprile 1907

Immagine: Disegno a matita di comete fatto da G. V. Schiaparelli durante gli anni universitari