martedì 28 dicembre 2010

Ultimo appuntamento


Da una lettera di Giovanni Schiaparelli a Percival Lowell, 1907:

Recentemente ho studiato alcune osservazioni Babilonesi di Marte. Si tratta di tentativi piuttosto informi, ma è l’inizio dell’astronomia planetaria. Questo pianeta è veramente prezioso. È stato la causa delle prime osservazioni dei Babilonesi: per suo tramite, Keplero ha scoperto le sue due prime leggi: attualmente ci vuole svelare il mistero della vita su un altro mondo. È il Marte terrestre, cioè la guerra, che bisogna abolire.
Immagine: Palazzo Brera a Milano

Ilaria, Cristina, Anna Maria, Maria Rosa, Stefano ed Agnese vi ringraziano per avere seguito il blog e vi augurano un sereno 2011.

Vi lasciamo con una buona notizia: è stato finanziato il restauro dello storico rifrattore Merz dell' Osservatorio Astronomico di Brera. La notizia la potete trovare a questo link: restauro rifrattore Merz .

martedì 21 dicembre 2010

Cose che devo fare ancora prima di morire

Il 1900, il nuovo secolo che inizia, segna per Schiaparelli la fine della direzione dell’Osservatorio.
Il grande astronomo va in pensione tra i festeggiamenti ed i tributi da ogni parte del mondo.

Tra le pagine più’ “toccanti” conservate in archivio ci sono le annotazioni del gennaio 1900, da lui stesso intitolate “Cose che debbo ancora fare prima di morire”. Eccole:





Crediti: Archivio storico dell’Osservatorio Astronomico di Brera, Fondo G. V. Schiaparelli

martedì 14 dicembre 2010

Problemi di incontinenza visti dall'astronomo


Ecco come Giovanni Celoria commentò il sonetto che proponiamo oggi, composto da Schiaparelli nell’aprile 1875:
Più si studia lo Schiaparelli e più si scoprono in lui inaspettate straordinarie attitudini della mente. Egli ed Eugenio Beltrami, due uomini di genialità tutta italiana, si proposero un giorno, con idea bizzarra, di scrivere ciascuno un sonetto a rime obbligate sul metodo dei minimi quadrati. Dalla penna dello Schiaparelli escì il più pazzesco componimento che immaginar si possa:
Quando trovar ti piaccia il baricentro
d’un orinale, oppur d’una padella,
ai minimi quadrati monta in sella,
e riuscirai perdio, o ch’i’ mi sventro.

Io che a Bessel ed a Gauss sottentro
il corso a calcolar d’ignota stella
ho la funzion phiDelta per ancella,
con la qual negli error penetro addentro.

Di calcoli non faccio parsimonia,
sebben ciò desti alcuna volta il riso
sul labbro a qualche astronomo d’Ausonia;

Che azzimato va intorno qual Narciso
rubin portando in dito o calcedonia,
preda futura a qualche circonciso.
Crediti: archivio storico dell’Osservatorio astronomico di Brera, Corrispondenza Scientifica

martedì 7 dicembre 2010

Marte per tutti


“Il grande interesse con cui si aspettano dal pubblico le notizie degli astronomi su ciò che accade nel pianeta Marte dipende dal ben naturale desiderio di sapere se esso è abitato da esseri intelligenti o almeno dotati di vita organica, animale od anche solo vegetale.”

Queste parole ci presentano il Nostro nella sua veste di divulgatore. Infatti, accanto alle sette Memorie su Marte pubblicate per l’Accademia dei Lincei e destinate agli scienziati, egli diede alle stampe anche alcuni articoli rivolti a un ampio pubblico.
Essi apparvero su riviste di larga diffusione dove venivano avidamente letti da un gran numero di non specialisti, per i quali l’interesse maggiore era proprio rappresentato dalla eventuale presenza di vita sul pianeta.
In questi scritti Schiaparelli sale sull’Ippogrifo della fantasia e si abbandona a considerazioni che mai avrebbero potuto trovare spazio in un contesto accademico.
Eccone una piccola ma interessante selezione:

“Marte dev’essere certamente il paradiso degli idraulici!
E passando ad un ordine più elevato d’idee, interessante sarà ricercare qual forma d’ordinamento sociale sia più conveniente ad un tale stato di cose, quale abbiamo descritto, se l’intreccio, anzi la comunità d’interessi, onde son fra loro inevitabilmente legati gli abitanti d’ogni valle, non rendano qui assai più pratica e più opportuna, che sulla Terra non sia, l’istituzione del socialismo collettivo, formando di ciascuna valle e dei suoi abitanti qualche cosa di simile ad un colossale falanstero per cui Marte potrebbe diventare anche il paradiso dei socialisti (…)
Di tutto questo, o caro lettore, lascio a te l’ulteriore considerazione. Io scendo dall’Ippogrifo; tu, se ti aggrada, puoi continuare la volata”.

Da La vita sul pianeta Marte. Estratto dalla rivista “Natura ed Arte”, novembre 1895.



“Dobbiamo anche confidare un poco in ciò, che Galileo chiamava la cortesia della Natura, in grazia della quale talvolta da parte inaspettata sorge un raggio di luce ad illuminare argomenti prima creduti inaccessibili alle nostre speculazioni; di che un bell’esempio abbiamo nella chimica celeste. Speriamo adunque, e studiamo.”

Da Il pianeta Marte. Estratto dalla rivista “Natura ed Arte”, febbraio 1893.

“Lo studio di tutti questi enigmi è appena cominciato; nulla ancora vi ha di certo sui principi a cui si dovrà appoggiare una razionale interpretazione dei medesimi. Tutto dipenderà dai progressi che farà nei prossimi anni la rappresentazione fotografica di Marte.”

Da Il pianeta Marte. Estratto dalla rivista “Natura ed Arte”, dicembre 1909.

“Come si vede non manca all’astronomia la materia di nuove scoperte e di nuovi trionfi. Manca piuttosto ad essa un sufficiente numero di cultori armati con istrumenti atti alla risoluzione dei più ardui problemi.
I grandi telescopi di cui sopra si è parlato, sono, e per qualche tempo saranno ancora, molto rari a cagione del loro costo, che si novera per centinaia di mila lire.
La moltiplicazione di questi e di altri simili dispendiosi apparati scientifici avverrà soltanto quando le nazioni, cessando dallo sprecare il meglio delle loro forze nel nuocersi reciprocamente, potranno occuparsi alquanto della loro felicità e del loro perfezionamento. Allora forse sentiremo parlare un po’ meno di Amstrong e Krupp, e un poco più di Merz, di Cooke e di Alvan Clark.”

Da Il pianeta Marte e i moderni telescopi. Estratto dalla rivista “Nuova Antologia”, 1878.

Crediti: Archivio storico e Biblioteca dell’Osservatorio astronomico di Brera

Crediti immagini: APOD 18 luglio 2001 - APOD 15 maggio 2006

martedì 30 novembre 2010

Un amico da sempre: Giovanni Keplero


Un sogno attraversò la mente di Schiaparelli fin dalla giovinezza: compilare una storia organica dell’astronomia, come avevano fatto, tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, gli astronomi francesi J. S. Bailly e J. B. Delambre.
Schiaparelli non riuscì a completare un vero e proprio trattato, ma i suoi numerosi scritti sulla storia dell’astronomia antica rappresentano ancora oggi un caposaldo di riferimento per gli studiosi.
Alla ricerca storica Schiaparelli si applicò con lo stesso metodo e con la stessa tenacia di quanto fece per la ricerca osservativa e, sempre, con una particolare attenzioni alle fonti originali: alla fine della sua vita era in grado di leggere la lingua greca, ebraica, assira e babilonese e in queste lingue sapeva anche scrivere.
Tra gli astronomi “moderni”, poi, Schiaparelli si sentì sempre in profonda sintonia con il grande Keplero, del quale, nel 1857, scrive così nel suo diario da Berlino:

“Ho comperato appunto da Nicolai la prima parte della nuova edizione delle opere di Keplero…che uomo bizzarro e simpatico. In verità la mia testa è piccola piccola, ma pur simile alla sua. Anch’egli ha il vizio di divagare col pensiero in mille stravaganze; e anch’egli arriva alla settima pagina delle sue lettere senza aver fatto ancora parola del suo negozio principale. Egli dice in un certo luogo che l’anima di Pitagora è passata in lui; così io potrei dire che la sua è passata in me. Ambedue ci chiamiamo Giovanni; ambedue abbiamo grande simpatia per le speculazioni che riguardano l’Armonia del mondo; se al suo nome si aggiunge una S davanti al suo modo Ollandese, troviamo Skeppler, e quivi sono le stesse radicali che in Skiapparel! Ah, brutto pazzo!…Continuo a leggere ardentemente le opere di Keplero. Quest’uomo mi attrae in modo invincibile…. Joannes Skepplerus”
Crediti: Archivio storico dell'Osservatorio di Brera, Fondo G. V. Schiaparelli

mercoledì 17 novembre 2010

Quante belle cose!


Nel febbraio 1857 Giovanni lascia Torino, la famiglia, gli amici e parte per il viaggio che lo porterà a studiare a Berlino e poi a San Pietroburgo. Tornerà nel 1860, con in tasca la nomina a Secondo astronomo dell’Osservatorio di Brera. Così scrive nel suo diario:
Cose fatte nel mese di febbrajo
Metà del mese fu impiegato in preparativi, l’altra metà nel viaggio:
2 giorni a Savigliano
14 in Torino
1 in Savoja
1 in Lione
8 in Parigi
2 in Bruxelles
Riscossi franchi 825.
È uno dei più bei mesi della mia vita.
E vidi tante cose che per un pezzo non ne vedrò più.
Crediti: Archivio storico dell’Osservatorio astronomico di Brera, Fondo G. V. Schiaparelli

Crediti immagine: APOD del 4 novembre 2010
( http://www.brera.mi.astro.it/apod/ap101104.html)

martedì 9 novembre 2010

Una finestra su Montecitorio: 11 giugno 1878

Siamo a Roma, Camera dei Deputati, 10 giugno 1878. L’assemblea è impegnata nella “discussione dello schema di legge per l’acquisto di un refrattore equatoriale da collocarsi nell’Osservatorio di Brera”. Si tratta del telescopio Merz da 49 cm di diametro. Costo: 250.000 euro.
Discussione caldissima; il deputato Majocchi, prima di votare contro la proposta chiede, con grande ironia, il “decentramento tributario” per la provincia di Milano, in modo che essa “dopo che avrà liberato dalla tassa sul macinato due terzi della sua popolazione agricola, povera, che si nutre solo di granoturco, provvederà da sé stessa all’acquisto di un refrattore anche di 50 centimetri, non di soli 49.”
Alla fine l’acquisto viene approvato e, il giorno dopo, Quintino Sella così scrive al suo amico Schiaparelli:


Martedi 11 giugno 1878
Caro Amico,
eccoti il risultato della votazione a scrutinio segreto:
Favorevoli: 192
Contrari: 37
Votanti: 229

La votazione è veramente splendida. E negli uffici e nella Camera si disse esplicitamente che si dava il canocchiale perché vi era un astronomo che lo valeva.
La stima che si ha di te ci entrò per moltissimo nel voto.
Puoi quindi essere lieto e fiero della dimostrazione solenne tanto, che non ne ricordo l’eguale, che ti diede la tua patria.
I 37 voti contrari non eccedono che di una quindicina i soliti voti contrari a qualsiasi legge. Sono quindici determinati a votare contro qualunque spesa ed anche questo sentimento si capisce e va rispettato.

L’ultima sera mi parlasti di libri che trattano di antiche misure. Mandami l’indicazione dei libri od i libri stessi se sono a tua disposizione. Non li terrei gran tempo, ed ho la virtù rarissima di restituire i libri, perché mi spiace molto quando non mi sono restituiti.
Addio.
Tuo affezionatissimo
Quintino Sella


Crediti: Archivio storico dell’Osservatorio astronomico di Brera, Fondo G. V. Schiaparelli.