lunedì 26 aprile 2010

Freddo e fame non lasciano studiare

29 dicembre 1855, Torino
“Il freddo e la vita stentata che mi tocca condurre onde evitare le troppe spese pei miei parenti mi tolgono l’attività necessaria per attendere indefessamente allo studio. Ora è il freddo, ora una fame non del tutto saziata, ora il bisogno di divagare la mente con qualche sollazzo, che non posso procurarmi siccome troppo costoso. Non vi è più che una speranza, una sola, che mi tenga in piedi: quella di andare all’Osservatorio di Parigi. Se questa verrà delusa io sarò l’uomo più infelice del mondo. Avrò lavorato sei anni continui, mi sarò distinto nelle scuole per ottener…nulla! I miei parenti potranno allora lagnarsi e con ragione di aver speso invano parte non dispregevole di lor fortuna senza che ne li possa contraccambiare, essendo infelice e senza aiuti io stesso. Oh giorni in cui studiava senza crucciarmi del futuro dove siete iti! L’unico mio sollievo in questi questi duri pensieri non dovrebbe e non potrebbe essere che lo studio: ma quando si conduce una vita disagiata questo studio diventa per me impossibile. Nei due mesi trascorsi ho lavorato assai poco, e quel ch’è peggio in cose che non so quanto mi saranno utili: intanto il tempo passa e che tempo dispendioso! Ogni giorno importa una spesa non piccola, e quanto lavoro io in ciascun giorno per compensare la iattura?”

Nel febbraio 1857 Schiaparelli fece un viaggio a Parigi e a Bruxelles;
nel marzo dello stesso anno partì per studiare a Berlino.

Crediti: Archivio storico dell’Osservatorio Astronomico di Brera, Fondo G. V. Schiaparelli, cart. 370 provv.
Immagine: Palazzo Madama - Torino. L’imponente scalinata progettata da Filippo Juvarra. Crediti Wikipedia.

lunedì 19 aprile 2010

Natale 1855: poesia.

Dal diario di Schiaparelli alla data del 25 dicembre 1855.
Questo manoscritto è il più antico documento di Schiaparelli conservato nell’archivio dell’Osservatorio. Nel diario Schiaparelli scrive in italiano, latino, francese, greco ed ebraico, in prosa e in poesia.

“Quest’oggi mi è venuto
fra gli altri pensieri strani
quel di narrar miei casi in versi martelliani.
Di numeri e triangoli stanca la fantasia
domanda al suo padrone un po’ di poesia.
Dirò dunque che questo fu giorno di Natale
e che per questo appunto
io l’ho passato male.
Madonna la Pigrizia mi dominò talmente
che non mi fu possibile
studiar né scriver niente.
E come dopo al male
sempre tien dietro il peggio
dovei con Milanesio trascinarmi al passeggio.
Avendo poscia a cena
mangiato un poco troppo
trovai nel digerire
un non leggero intoppo.
Dormito ho poco e male, oh! rare per pietate
mandi Domeneddio consimili giornate!”

Crediti: Archivio storico dell’Osservatorio Astronomico di Brera, Fondo G. V. Schiaparelli, cart. 370 provv.

lunedì 12 aprile 2010

Per poter vendere bisogna aver comprato (seconda puntata)

Prosegue la lettera sul metodo del lavoro intellettuale scritta da Schiaparelli nel 1907 per la "Rivista di filosofia e scienze affini"

“Negli anni robusti, dal 25° al 60°, generalmente lavorava dieci ore al giorno, ripartite in tre intervalli, prima di colazione, dopo colazione ed ore vespertine, consacrate queste ultime all’osservazione nel tempo sereno ed alla lettura quando il tempo era cattivo. Nei giorni di osservazione non pranzava affatto, ma dormiva un poco prima di salire alla specola essendo a me necessario per osservar bene, avere il capo e gli occhi sopratutto ben riposati. A questa pratica attribuisco il successo, che ho avuto in certe osservazioni più difficili. Niente fumare, poco vino, e astensione da tutto ciò che può turbare il sistema nervoso. Le ore del mattino generalmente ho consacrato alle cose più difficili, composizione, calcoli, corrispondenza d’ufficio. Del resto non mi sono mai astretto a regole troppo invariabili, e talvolta l’urgenza mi ha fatto cambiar l’ordine del lavoro. Mi ricordo di esser stato una volta al tavolino sedici ore di seguito intorno ad una medesima occupazione. Ma col declinare degli anni non mi è stato più possibile continuare a quel modo. Dopo il 60° anno le osservazioni cominciarono a darmi fatica, e col 65° le ho cessate affatto; l’occhio non mi serviva più e la salute ne soffriva. Anche le ore del lavoro andarono progressivamente diminuendo dopo il 60° anno, ed ora al 72° son ridotto a quattro ore, due di lavoro attivo e due di passivo. Al lavoro attivo di regola non posso consacrare più di un’ora di seguito.
Intrevalli di riposo ho sempre avuto pochi e brevi fino al 60° anno. Sempre ho lavorato e adesso anche lavoro tutti e sette i giorni della settimana. Dopo l’anno 60° ho preso sempre le mie vacanze di tre mesi in campagna, riducendo anche d’assai il lavoro, molte volte contentandomi di semplice lettura. Lavoro ugualmente bene in campagna e in città. Ma in città tengo i libri e i mezzi di studio; riservo perciò alla campagna quei lavori che si possono fare senza libri o con pochi libri.
Il far nulla è sempre stato per me un supplizio: fino al 65°anno il mio divertimento principale fu nel far lunghe passeggiate. Più tardi queste diminuirono, ed ora quando sono in città non esco più. il rumore della città mi fa male e le strade di Milano sono diventate per me impraticabili per questa ragione.”

Fine della seconda puntata. Continua…

Crediti:
Biblioteca dell’Osservatorio Astronomico di Brera, Giovanni Schiaparelli, Le più belle pagine di astronomia popolare, Milano, Hoepli, 1925.
Immagine: NGC 3603: From Beginning To End - Crediti: APOD 4 giugno 1999 - Wolfgang Brandner (JPL/IPAC), Eva K. Grebel (U. Wash.), You-Hua Chu (UIUC), NASA

lunedì 5 aprile 2010

Ed ecco Marte!

Schiaparelli iniziò ad osservare Marte per caso, nella notte del 23 agosto 1877, per verificare se il telescopio rifrattore Merz da 218 mm di diametro, con cui stava osservando le stelle doppie, poteva essere idoneo anche all’osservazione dei pianeti.

Ecco le primissime lapidarie osservazioni e i disegni sul suo diario: in questo caso un occhio è al telescopio, l’altro al quaderno:


Fig. 1: Prime osservazioni di Marte

“Giovedì 23 agosto 1877
21 h 43 m: Marte giallo si vede bene calotta australe”

Ed ecco le osservazioni e i disegni sul diario “di bella”:

“Un orrendo temporale impedì di attendere alle stelle doppie, e anche dopo cessato, l’aria fredda, il vento, e le pessime immagini impedirono di lavorare. Attesi all’eclisse lunare.
Marte. Intorno a 21 h 50 m tempo siderale =11 h 45m tempo medio ho tentato di far un disegno di Marte, ma vidi esser cosa difficile e d’altri omeri soma che dei miei. La macchia polare di sopra pareva un’ellisse completa; la parte inferiore del disco era rosea ed uguale; nella parte più alta vi era la figura qui disegnata, che non sarei capace d’identificare sulla carta di Proctor. L’aria non era buona. Amplificazione IV”.


Fig. 2: Osservazioni e disegni sul diario di "bella"

E questa è la mappa di Proctor, che era ritenuta allora la più precisa, ma nella quale Schiaparelli non riesce a trovare la struttura da lui individuata sul pianeta.


Fig. 3: Mappa di Proctor

Nonostante pensasse che trattare con Marte fosse “cosa difficile e d’altri omeri soma che dei miei” Schiaparelli continuò ad osservare il pianeta fino al 1899.


Crediti delle immagini:
Archivio storico dell’Osservatorio di Brera, Fondo G. V. Schiaparelli, cart. 407 fasc.1
Archivio storico dell’Osservatorio di Brera, Fondo G. V. Schiaparelli, cart. 403 fasc.1
Biblioteca dell’Osservatorio Astronomico di Brera, Camille Flammarion, La planète Mars et ses conditions d’habitabilité, Paris, 1892