lunedì 12 aprile 2010

Per poter vendere bisogna aver comprato (seconda puntata)

Prosegue la lettera sul metodo del lavoro intellettuale scritta da Schiaparelli nel 1907 per la "Rivista di filosofia e scienze affini"

“Negli anni robusti, dal 25° al 60°, generalmente lavorava dieci ore al giorno, ripartite in tre intervalli, prima di colazione, dopo colazione ed ore vespertine, consacrate queste ultime all’osservazione nel tempo sereno ed alla lettura quando il tempo era cattivo. Nei giorni di osservazione non pranzava affatto, ma dormiva un poco prima di salire alla specola essendo a me necessario per osservar bene, avere il capo e gli occhi sopratutto ben riposati. A questa pratica attribuisco il successo, che ho avuto in certe osservazioni più difficili. Niente fumare, poco vino, e astensione da tutto ciò che può turbare il sistema nervoso. Le ore del mattino generalmente ho consacrato alle cose più difficili, composizione, calcoli, corrispondenza d’ufficio. Del resto non mi sono mai astretto a regole troppo invariabili, e talvolta l’urgenza mi ha fatto cambiar l’ordine del lavoro. Mi ricordo di esser stato una volta al tavolino sedici ore di seguito intorno ad una medesima occupazione. Ma col declinare degli anni non mi è stato più possibile continuare a quel modo. Dopo il 60° anno le osservazioni cominciarono a darmi fatica, e col 65° le ho cessate affatto; l’occhio non mi serviva più e la salute ne soffriva. Anche le ore del lavoro andarono progressivamente diminuendo dopo il 60° anno, ed ora al 72° son ridotto a quattro ore, due di lavoro attivo e due di passivo. Al lavoro attivo di regola non posso consacrare più di un’ora di seguito.
Intrevalli di riposo ho sempre avuto pochi e brevi fino al 60° anno. Sempre ho lavorato e adesso anche lavoro tutti e sette i giorni della settimana. Dopo l’anno 60° ho preso sempre le mie vacanze di tre mesi in campagna, riducendo anche d’assai il lavoro, molte volte contentandomi di semplice lettura. Lavoro ugualmente bene in campagna e in città. Ma in città tengo i libri e i mezzi di studio; riservo perciò alla campagna quei lavori che si possono fare senza libri o con pochi libri.
Il far nulla è sempre stato per me un supplizio: fino al 65°anno il mio divertimento principale fu nel far lunghe passeggiate. Più tardi queste diminuirono, ed ora quando sono in città non esco più. il rumore della città mi fa male e le strade di Milano sono diventate per me impraticabili per questa ragione.”

Fine della seconda puntata. Continua…

Crediti:
Biblioteca dell’Osservatorio Astronomico di Brera, Giovanni Schiaparelli, Le più belle pagine di astronomia popolare, Milano, Hoepli, 1925.
Immagine: NGC 3603: From Beginning To End - Crediti: APOD 4 giugno 1999 - Wolfgang Brandner (JPL/IPAC), Eva K. Grebel (U. Wash.), You-Hua Chu (UIUC), NASA

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